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Dal "Concentramento" a "Borgo Pineta"

Trasformazione e nuovo assetto dell’ex campo di concentramento di Avezzano

Un nuovo progetto per il "Concentramento"

Al termine del secondo conflitto mondiale, la zona occupata del campo prigionieri di guerra appariva in gran parte distrutta dai bombardamenti o gravemente danneggiata. Nell’opera di ricostruzione, l’iniziativa privata si affiancò a quella pubblica, gestita principalmente dal locale ufficio del Genio civile. I primi interventi miravano al recupero di alcune baracche e di altre strutture per garantire un alloggio ai senza tetto e trovare uno spazio per le funzioni religiose; negli stessi anni il Villino Cimarosa tornò ad ospitare l’asilo infantile. L’iniziativa privata si diffuse senza controllo, con nuove costruzioni o riparazioni di case a semplice elevazione, accanto a riadattamenti dei pochi padiglioni dell’ex-campo rimasti agibili. Anche gli interventi di edilizia sovvenzionata, come quelli di INA-Casa o IACP, non erano coordinati e diedero luogo ad insediamenti casuali sorti su aree messe a disposizione del Comune, ai confini della pineta, lungo via degli Eroi, sui siti di precedenti baraccamenti.

Solo nel 1957 il Comune di Avezzano incaricò l’ingegner Marcello Vittorini di redigere il piano di ricostruzione cittadino, a cui seguì nel 1959 il programma di fabbricazione. Alla zona dell’ex-concentramento fu così riconosciuta una vocazione specificamente residenziale, di espansione della città, nonostante le difficoltà di collegamento con il centro urbano legate alla presenza del doppio passaggio a livello ferroviario sulle linee Roma-Pescara e Sora-Avezzano. Poiché l’area era già stata interessata, nell’immediato dopoguerra, da una massiccia ed incontrollata ricostruzione spontanea, si rimandò all’adozione di un piano particolareggiato della zona il compito di risolvere i problemi viari di collegamento e quelli relativi agli insediamenti residenziali ed infrastrutturali. Fu in questi strumenti di pianificazione che per prima volta la zona non venne più indicata come “Concentramento”, ma con la nuova denominazione di “Borgo Pineta”, voluta dall’amministrazione comunale per testimoniare la volontà di riscatto e ripresa della popolazione avezzanese nei confronti dei danni e delle sofferenze sofferte durante i conflitti mondiali. Nel 1955 iniziò l’opera di costruzione della nuova chiesa, dedicata alla Madonna del Passo, e subito dopo venne realizzata la scuola elementare Don Bosco.

Nel 1968 venne adottato il nuovo piano regolatore generale del Comune, progettato dagli architetti Romano De Simoni e Massimo Santoro. Il quartiere di “Borgo Pineta”, tuttavia, era già parzialmente strutturato, in quanto dotato dei servizi di tipo religioso e scolastico fondamentali per favorire l’aggregazione sociale e lo sviluppo di una comunità locale. Con l’adozione del nuovo piano regolatore e del piano particolareggiato di attuazione, nel 1975, la zona si strutturò secondo l’attuale schema urbano.

Sebbene trasformato, il quartiere di Borgo Pineta conserva ancora oggi alcune testimonianze del passato, e in particolare dell’ex-campo di concentramento, all’interno del proprio tessuto edilizio. Parte dei padiglioni in muratura residui è visibile nelle attuali via Don Minzoni, via dei Cavalleggeri, via dei Bombardieri, via degli Avieri e via degli Arditi. Il villino Cimarosa, ex sede degli uffici del Genio militare, è da tempo al centro di una complessa questione di recupero e riqualificazione. L’area dell’antico cimitero di via Piana ha perso la propria dimensione monumentale e conserva il ricordo delle vittime del campo nella sola stele commemorativa. I serbatoi dell’acqua in località “Tre Conche” sono stati nel tempo ristrutturati, mentre alcuni ruderi giacciono dimenticati all’interno della pineta e nell’area circoscritta tra le attuali via Maestri del Lavoro, via Luigi Einaudi e via Ignazio Silone. Segni di una storia importante che meritano attenzione e interesse; tracce del passato avezzanese e marsicano che attendono la propria giusta valorizzazione soprattutto in una prospettiva di condivisione e conservazione della memoria collettiva.

Nella stessa opera di conservazione trova un posto di rilievo la ricostruzione delle storie personali e collettive di quanti hanno dovuto sperimentare sulla propria pelle e nel proprio animo le tristi vicende della prigionia. A tale opera di ricostruzione hanno contribuito o contribuiscono diversi attori, tra cui la fondazione Monte San Martino Trust, l’associazione Terra Adriatica di Sulmona, le singole organizzazioni nazionali, le fondazioni storiche militari, i familiari degli ex-prigionieri ed i ricercatori impegnati sul tema.

Fonti:

  • AA. VV. “Borgo Pineta verso il 2000”, 3 agosto 1995.
  • Cipriani Clara Antonia, “Il Campo di concentramento di Avezzano. L’istituzione di un campo di prigionieri di guerra austro-ungarici e la nascita della Legione Romena d’Italia ad Avezzano” in «Avezzano, la Marsica e il circondario a cento anni dal sisma del 1915», Simonetta Ciranna e Patrizia Montuori, Consiglio Regionale dell’Abruzzo, 2015.
  • Maccallini Enzo, Losardo Lucio, “Prigionieri di guerra ad Avezzano: il campo di concentramento. Memorie da salvare”, Archeoclub d’Italia, Sezione della Marsica, 1996.
  • Petrucci Antonino, “Il campo di concentramento di Avezzano P.G. 91: cosa resta”, site.it
  • Petrucci Antonino, “Il campo di concentramento di Avezzano P.G. 91: il secondo dopoguerra nasce Borgo Pineta – il P.R.G.”, site.it .

Cronologia degli eventi significativi

I momenti chiave del quartiere sorto nella zona dell’ex campo di concentramento di Avezzano.

1944

Iniziativa privata, poi pubblica

Nell’opera di ricostruzione, l’iniziativa privata si affiancò a quella pubblica, gestita principalmente dal locale ufficio del Genio civile.

1957

Piano di ricostruzione e "Borgo Pineta"

Nel 1957 il Comune di Avezzano incaricò l’ingegner Marcello Vittorini di redigere il piano di ricostruzione cittadino, a cui seguì nel 1959 il programma di fabbricazione.

1968 - 1975

Nuovo Piano Regolatore

Con l’adozione del nuovo piano regolatore e del piano particolareggiato di attuazione, nel 1975, la zona si strutturò secondo l’attuale schema urbano.

Oggi

Quartiere strutturato e necessità di memoria collettiva
Sebbene trasformato, il quartiere di Borgo Pineta conserva ancora oggi alcune testimonianze del passato, e in particolare dell’ex-campo di concentramento, all’interno del proprio tessuto edilizio.

APPROFONDIMENTI

In preparazione:

Borgo Pineta

Riutilizzo delle strutture

Ex prigionieri

 

 

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